martedì 1 giugno 2010

“La Costante di Ninive” o “Costante Sumerica”

Quando nel secolo XIX l’archeologo Henry Layard scavava in Mesopotamia nelle rovine di quella che si scoprì essere stata la Città di Ninive, abbattendo una parete fece una delle più grandi scoperte che la Storia ricordi: egli infatti trovò la biblioteca del re assiro Assurbanipal, ricolma di tavolette di argilla con iscrizioni cuneiformi.

Il sovrano, passato alla storia come uno dei più terribili e crudeli tiranni, era tuttavia un appassionato collezionista di documenti scritti. Ad ogni conquista egli spogliava i popoli sconfitti delle loro biblioteche e ne faceva portare il contenuto a Ninive, giungendo a possedere migliaia e migliaia di documenti, in gran parte relativi ad argomenti esoterici ed astrologici.


Il materiale reperito venne inviato al British Museum senza rendersi conto della sua importanza, in quanto all’epoca nessuno era in grado di leggere i caratteri cuneiformi, anche se si cominciava ad avere qualche risultato da parte degli studiosi grazie ad alcuni reperti che possono essere paragonati alla Stele di Rosetta per il loro contenuto multilingue.


Nel 1857 venne resa pubblica la prima traduzione dall’assiro ad opera di un ufficiale inglese, certo Rawlinson, che all’epoca era impiegato presso il Museo londinese. Con lui collaborava un incisore di banconote, George Smith, appassionato di archeologia ed autodidatta studioso di lingue antiche.

Tra le tavolette di argilla esaminate da Smith ce n’era una che conteneva dei numeri enormi.

Non essendo un matematico, Smith lasciò in disparte questa tavola che venne in tempi recenti esaminata da un ingegnere francese, Maurice Chatelain, che lavorava alla NASA al progetto Apollo. Chatelain conosceva la complessità dell’antico calendario Maya, che è addirittura più accurato del nostro, per averlo studiato in relazione al suo lavoro e si chiese se vi fossero delle connessioni tra la matematica elaborata dai Maya e dalle civiltà mesopotamiche, in quanto nei reperti lasciati da queste antiche civiltà erano stati trovati in entrambi i casi numeri enormi il cui significato era ignoto.


Egli aveva notato che un numero inciso sulla tavola di Ninive conteneva 15 cifre, 195.855.200.000.000 e si accorse che quel numero non era casuale:

era 70 moltiplicato per 60 elevato alla settima.

E si chiese a cosa potesse servire un numero simile ad un antica civiltà da sempre sottovalutata nei suoi studi matematici.


Chatelain, i cui studi erano, come si è detto, anche volti a trovare ipotetiche connessioni tra i Maya e le civiltà mesopotamiche, si rammentò che i Sumeri, gli inventori della scrittura, non si servivano, come noi, di un sistema decimale ma di uno sessaggesimale e cioè basato sul numero 60.


La tavola di Ninive poteva quindi benissimo essere pervenuta agli Assiri attraverso l’acquisizione del materiale sumerico, mediante appropriazione del materiale di biblioteche babilonesi, diretti discendenti culturali dei Sumeri.


Oggi sappiamo che i Sumeri erano abili astronomi, che conoscevano alla perfezione come calcolare e descrivere le orbite sia dei pianeti visibili sia di quelli riscoperti in tempi recenti, come Urano e Nettuno. Essi inoltre dividevano il giorno in 24 ore di 60 minuti ciascuna e come noi dividevano il minuto in 60 secondi.


L’intuizione di Chatelain fu quella di chiedersi se per caso il numero di Ninive non esprimesse un tempo in secondi: fece i calcoli e si accorse che quel numero corrispondeva a 2268 milioni di giorni ovvero a poco più di 6 milioni di anni. A questo punto egli rapportò questo dato alla precessione degli equinozi, che avviene in poco meno di 26.000 anni (si tratta del giro completo dell’asse terrestre conosciuto in astronomia come Grande Anno, e cioè quanto impiega l’asse terrestre a compiere un intero giro sino a tornare al punto di partenza).


Egli divise poi il numero sumerico, che chiamò “costante di Ninive” per un Grande Anno ed ottenne un dato estremamente preciso: 240. La costante sumerica corrispondeva esattamente a 240 Grandi Anni. A questo punto Chatelain fece un passo azzardato e si domandò se quel numero non corrispondesse per caso a quella che astrologi ed occultisti avevano un tempo denominato come “la grande costante del Sistema Solare” e cioè un numero applicabile alla rivoluzione di tutti i corpi del sistema solare, compresi i satelliti dei singoli pianeti.


Attraverso gli elaboratori della NASA calcolò tutti i cicli dei corpi del sistema solare esprimendoli in secondi e constatò che ciascuno dei risultati costituiva una frazione esatta della “costante di Ninive”. Si tratta senza dubbio di una scoperta sconvolgente: coloro che noi abbiamo sempre considerato con sufficienza degli esseri superstiziosi che studiavano le stelle ai fini di cercare di predire il futuro erano giunti ad un risultato che noi uomini moderni abbiamo ottenuto solo attraverso sofisticati elaboratori.


Tutto ciò può avere un solo significato: se i Sumeri erano stati in grado di indicare quel numero con incredibile esattezza, ciò vuol dire che la loro conoscenza matematica non solo era profonda ma anche antica, non essendo possibile giungere ad un risultato del genere in breve tempo.


Chatelain non si fermò qui: divise la costante di Ninive in anni solari e confrontò i risultati con una moderna tavola astronomica basata su un orologio atomico, per avere la massima esattezza. Scoprì che il dato non era proprio esatto ma vi era una lieve discrepanza alla sesta cifra decimale. Si trattava di una differenza di un dodicimilionesimo di giorno all’anno. Un altro al suo posto avrebbe trascurato una differenza del genere ma egli invece volle capire il perchè e poi si ricordò che la rotazione terrestre rallenta ogni anno e più precisamente di 16 milionesimi di secondo all’anno.


La costante di Ninive esprimeva quindi l’esatta rotazione della Terra esattamente circa 64.840 anni fa.


A questo punto Chatelain tornò ai Maya ricollegandosi a due altri enormi numeri trovati su di una stele in Guatemala, a Quiriga, centro della cultura Maya. Entrambi i due numeri, che Chatelain presumeva indicassero dei giorni, unità di misura del tempo dei Maya, furono tradotti in anni e essi corrispondevano a circa 93 e 403 milioni di anni.

Egli fece lo stesso lavoro fatto con la costante di Ninive ed appurò che i due numeri esprimevano esattamente, senza alcun decimale, rispettivamente a 15 e 65 volte la costante stessa, sempre multipli esatti del ciclo della precessione degli equinozi.

Questo numero, conosciuto dai Sumeri circa 5000 anni fa, era noto anche ai Maya la cui civiltà, in un altro continente, si sviluppò duemila anni dopo, secondo quello che è stato scoperto su di loro.


Vi è stato un contatto tra le due civiltà o si è tramandata una cultura ed una tradizione che solo oggi possiamo comprendere?

Se la scoperta di Chatelain è corretta, dobbiamo desumere che sia i Maya che i Sumeri conoscessero non solo il fenomeno della precessione degli equinozi ma anche in grado di calcolarlo al minuto secondo, visto che la costante di Ninive corrisponde esattamente a 240 volte il ciclo precessionale.
E come facevano essi a conoscere Urano e Nettuno, che noi abbiamo scoperto solo con i telescopi?

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